Riconciliato con la bicicletta
E finalmente arrivò il giorno di Malintrada, il cross country tra i filari che rimette tutte le cose al loro posto.
“Tutte le cose” quali?
Tutte, quando dico tutte intendo:
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la sensazione che gli allenamenti invernali siano serviti a qualcosa
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la certezza che, se in collina c’è da piangere, in pianura c’è da divertirsi
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la sicurezza che se tutto fila liscio, anch’io filo liscio
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la conferma che un XC tra vigne e argini ti spreme come nient’altro al mondo
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la fiducia in se stessi, che non è poco
e molto altro ancora.
Aprile è stato un mese difficile: dopo aver firmato un quarto posto inatteso a Meduna (tipico risultato a sorpresa dei debuttanti) a fine marzo, sono arrivati nell’ordine:
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l’ennesimo problema muscolare che ha interrotto il sogno di tornare a correre le maratone
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la partecipazione in extremis a Eraclea (Veneto Cup) con un risultato buono (16°), nonostante due affogamenti nella laguna veneziana
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una Prosecchissima tragicomica
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un Montello avventuroso, e soprattutto viscido
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una tappa Veneto Cup a Collalto in cui credevo di essere arrivato ultimo, tant’è che al traguardo non c’era più nessuno (20°)
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un Trofeo Nordest a San Donà dove su amati argini rimango bloccato da una stupida caduta (non mia) e navigo intorno al 9° senza particolari affanni né possibilità di miglioramento
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un’altra tappa Veneto Cup a Farra dove, credendo di essere andato forte (almeno più che a Collalto), mi sono piazzato sempre uguale (17°).
Insomma, niente di cui andare fieri; e la sensazione netta che la mia dimensione regionale di M3 sia lì a oscillare tra il 15° e il 20° posto, che per l’assegnazione dei punti valgono meno del due di coppe quando la briscola è bastoni.
Dopo Farra (I maggio) il quadro era questo:
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in discesa perdo molto di più di quanto guadagno in salita
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che – in altre parole – significa: in salita non sono granchè, in discesa sono una frana
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in pianura vado bene, ma le gare vere sono su per le montagne
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a Meduna forse la partecipazione di veri bikers era scarsa (gara provinciale, non regionale)
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sono stanco, molto stanco, stanchissimo, e temo di aver perso smalto in pianura
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se va buca anche a Malintrada…
E invece no. Nemmeno un ridicolo foruncolo sul soprassella, amabilmente curato da mia moglie, mi ha fermato. Nei giorni prima della gara ho provato il percorso scoprendo e provando i passaggi più difficili, ho deciso una strategia di gara vincente, mi sono rilassato per benino al sabato e poi via, la domenica ho sparato tutto quel che avevo dentro…
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partenza miracolosamente perfetta, ultimo del trenino dei migliori (non più di 10),
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inguaiato nel primo passaggio difficile (bici incastrata con non so chi),
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recupero allo scoperto per quasi 20 minuti (e la sensazione di essere cotto dopo poco più di un giro)
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scia del primo M4 per 15’ (evvai) e tiro il fiato
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di nuovo solo, arriva un altro M4 che mi rimorchia per tutto il 3° giro
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ultimo giro in coppia con un collega M3 che mi dà una mano a tenere il ritmo e a conservare un quinto posto che contrattiamo prima dell’arrivo (senti un po’, corro in casa, fammi fare il risultato, ok, grazie, prego, ricambierai a Torre di Mosto, ok, vai che arrivi da solo, wow)
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finita, quinto, olè.
Insomma è andato tutto bene, Berti c’è, direbbe qualcuno un po’ sopra le righe:
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basta che la corsa non abbia intoppi particolari,
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basta che si corra per campi e non per colline,
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basta che non piova e non ci sia fango,
basta che…
Domenica sarò a Caorle per il campionato regionale (dimenticavo, la dimensione provinciale è stata decisiva a Meduna e Malintrada, è quella che più mi si addice, sono sincero) e poi a Torre di Mosto (sempre regionale e devo restituire un favore): vediamo se riesco a migliorare il 16° posto di Eraclea.
Ci conto.
Intanto mi godo le classifiche uscite su internet, dove in provincia mi colloco al quarto posto e in regione sono talmente indietro che qualsiasi cosa succeda non posso peggiorare.
E, soprattutto, esco a farmi i miei 45’ quotidiani regolarmente (non piove più, miracolo!) e, nonostante l’erba sia ormai alta sugli argini, mi godo questa settimana di corsa.
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