mercoledì 16 aprile 2008

MIANE, 13 aprile 2008

CRONACA DALL’INFERNO DI FANGO

Chiariamo subito una cosa, anzi due:

  • ho guardato il profilo altimetrico del percorso della Prosecchissima 2008 dopo essermi iscritto;

  • mi sono iscritto prima di aver visto che avrebbe piovuto per 7 giorni prima della gara.

Detto ciò, domenica mattina, senza spostare di un minuto la sveglia che per sei giorni alla settimana mi ricorda che è ora di darsi una mossa e andare a lavorare, sono partito alla volta di Miane, pronto ad affrontare pioggia, fango e 45km per 1600 metri di dislivello a dente di sega.

Sotto una simpaticissima pioggerellina ritiro il pacco gara: un bel Prosecco, e mi vien voglia di tornare subito a casa col malloppo sotto il braccio, perché no?

Resisto, e mentre indosso rapidamente maglia, maglietta, divisa e casco (a dire il vero i bikers che si rispettino impiegano almeno 45 minuti in questo rituale, capaci di trasformare le loro automobili in officine mobili complete di doccia e spogliatoio, sala massaggi inclusa) incontro una maglia dei nostri, Ivano Zullato, che reduce da una prova del percorso fatta il giorno prima, mi rallegra con brevi racconti di improbabili tratturi a picco tra le vigne; con un altro Zero5 biker, Emanuele Crosato, affrontiamo una breve sgambatura durante la quale apprendo tutta una serie di informazioni sulla pressione delle gomme, sulla scolpitura dei copertoni e diverse altre espressioni tecniche che non ricordo più e mi fanno sentire un vero e proprio debuttante.

Intanto piove.

Ci avviciniamo alla griglia di partenza e qui noto tre cose che mi fanno decisamente piacere:

- molti bikers si fanno il segno della croce

- la voce assordante che esce dagli altoparlanti ci ricorda ripetutamente di essere prudenti perché se no “potrebbe succedere qualcosa di molto brutto” testuali parole (e qui tutti i segni della croce si trasformano in esemplari toccate di palle)

- le raccomandazioni alla prudenza sono simpaticamente accompagnate da una roboante musica che riconosco alle prime note, anzi, ai primi rintocchi: si tratta degli AC/DC, Hell’s Bells: non mi dilungo sul testo, il titolo basta e avanza (e le toccate di palle non so se bastano).

Andiamo.

Alla prima curva – perse già 47 posizioni – sento chiaramente un “vai Giovanni”. Felice per l’incitamento (anche se rapidamente calcolo che quasi tutta la famiglia sta ancora dormendo e, se fosse sveglia, di sicuro non trascorrerebbe la domenica mattina a Miane sotto la pioggia) mi lancio in salita e perdo ancora posizioni…

Dopo quindici minuti di gara tutti fermi. Coda.

Coda?

Sì, coda.

In pratica si ricomincia, si riparte in fila indiana lungo una scarpata che risulta difficile anche a piedi, specie se indossi scarpette da tip tap anziché più logici scarponi.

Mentre una pioggerellina continua serenamente ad accompagnarci, affrontiamo il muro di Combai; salto il primo ristoro e affronto una raffica di discese con mezza ruota anteriore nel fango: è chiaro che da un pezzo non ho più nessun potere sulla bici; la sensazione è quella di trovarsi a Giochi senza Frontiere o, peggio ancora, a Mai Dire Banzai, l’incredibile programma dove impavidi giapponesi aspiranti samurai godono a farsi del male in assurde prove di coraggio.

Fortunatamente il percorso torna a salire.

Al secondo ristoro abbranco una pezzo di torta e riparto: miracolosamente comincio a superare qualcuno, poi qualcun altro e altri ancora: tutti “maledetti discesisti” penso, ma la sorpresa è che nelle successive scarpate mantengo la posizione; e poi ancora su, a razzo, un sorpasso a sinistra, poi uno a destra (oggi par condicio), e mi ritrovo a metà gara tutto ringalluzzito, che persino i tipi che fanno foto mi beccano in sella anziché disarcionato.

Cosa ci fosse in quella crostatina non lo so, ma penso che se la gara durasse altre sei o sette ore avrei tutto da guadagnare. Ci sono persino tratti pianeggianti ora, dove usare i miei rapporti preferiti (se non lo sapete sono uno che va bene in pianura; e non chiedetevi perché mi trovo qui).

I bikers che incontro nella seconda metà della gara sono fermi al confronto, come ho fatto ad andare così piano finora? Come hanno fatto loro ad andare così forte all’inizio? Boh…

Ci sono ancora due simpatici guadi, qualche dozzina di sorpassi (alla fine ne ho fatti 57 nella seconda parte, giuro!), un’ultima discesa complicata assai e… ebbene sì, sono caduto nel finale, come un salame (è noto che i salami non sono adatti per lo speedway), ma di nuovo in sella ho tirato le ultime centinaia di metri in apnea è ho tagliato il traguardo soddisfatto e felice.

Pensierini della sera (dopo un paio d’ore di lavaggio bici, indumenti ecc):

  • dopo mezz’ora di gara ne avevo abbastanza: perché insistere?

  • perché, se mi ritiravo, minimo avrei dovuto togliermi il saluto

  • ma se per 45 km ho impiegato 3 ore e 28 minuti, domenica prossima, sul Montello, per 113 km dovrei impiegare più di nove ore…

  • però se prima di partire mi mangio 2 chili di crostata miracolosa…

  • ovviamente il meteo dice pioggia tutta la settimana

  • adesso mi bevo un buonissimo prosecco!!!

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